di Gianfranco Catullo
La luce
La luce
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dati di scatto: Canon EF 16-35 f/2.8 L II a f/3.5, 1/60, ISO 1600 |
In questo confuso panorama di colori, il mezzo principale
per il controllo della luce è il flash elettronico, tarato solitamente a
6000 K. Questo vuol dire che in qualsiasi situazione lo useremo, la
luce sarà sempre la stessa. Tuttavia, come più volte ho scritto nel
corso degli anni, personalmente non adoro il flash, e questo per almeno
tre motivi: la tendenza alla sovraesposizione, la presenza di ombre e
la durezza dei contorni. La luce del flash è puntiforme, cioè
costituita da un intenso fascio luminoso proveniente da una piccola
lampada deputata all'illuminazione di superfici talvolta molto grandi
(ad esempio soggetti in una chiesa, ampie sale). Questo provoca
inevitabili differenze d'illuminazione da un punto all'altro.

La soluzione radicale, secondo la mia personalissima opinione è
tuttavia quella di non usare il flash. La condizione di ripresa da un
lato si complica (con poca luce, il rischio di mosso è sempre in
agguato) ma dall'altro si semplifica dato che i ritratti saranno
mediamente migliori e più naturali, come pure l'illuminazione globale
apparirà più uniforme. Le foto che scatto con Andrea durante i
matrimoni sono eseguite senza flash (tranne in qualche rara situazione
in cui i soggetti si muovono velocemente e la luce è quasi
completamente assente), come pure quelle di tutti i concerti e gli
spettacoli teatrali, dove giustamente l'uso del flash non è nemmeno
ammesso. La temperatura colore, e finalmente ci arrivo, viene
modificata soltanto in caso di forti dominanti cromatiche in fase di
post-produzione con i softwares di fotoritocco. Ma il più delle volte va
bene così com'è: in fondo è la stessa luce c'era in chiesa o in sala.
Il discorso si complicherebbe e non di poco se parlassimo di correzione
e conversione della temperatura colore nella fotografia analogica,
oppure di percezione sensoriale dei colori, ma non è questo il luogo di
tale trattazione.
La composizione

Ciò avviene proprio perchè durante lo scatto non si fa niente, se non qualche movimento consigliato dal fotografo che crea nulla di più che una banale simulazione. In alcuni casi la fotografia in posa può tuttavia risultare divertente, o sensuale o elegante, ma ci vogliono soggetti che ben si prestino allo scopo. Anche noi la utilizziamo, ma con la complicità totale dei soggetti, con ottiche speciali (gli obiettivi fish-eye, ad esempio) e in situazioni paradossali e volutamente divertenti. I soggetti che invece meglio si prestano ad essere fotografati staticamente sono i bambini, che riescono a comunicare tramite la posa assunta anche una certa naturalezza derivata dal fatto che non vogliono risultare per forza belli agli occhi degli altri.
Il bambino, campioncino di
sincerità nelle pose spontanee lo è anche in quelle "costruite": è
infatti meno influenzato dalle sovrastrutture sociali degli adulti e
dunque conserva tratti di naturalezza anche in situazioni che non lo
sono affatto. In poche parole, ci guarda sorridendo pensando che si
tratti di un gioco e non vuole fare null'altro che divertirsi.
La composizione può inoltre essere arricchita da uno schema (anche complesso) di illuminazione flash multipla, ma bisogna prestare grandissima attenzione a non scadere nello "standard" o più semplicemente nel modaiolo fine a se stesso. Infine, ho sperimentato un utilizzo creativo della macrofotografia e dello still-life di piccoli oggetti quali fedi o particolari floreali.
La composizione può inoltre essere arricchita da uno schema (anche complesso) di illuminazione flash multipla, ma bisogna prestare grandissima attenzione a non scadere nello "standard" o più semplicemente nel modaiolo fine a se stesso. Infine, ho sperimentato un utilizzo creativo della macrofotografia e dello still-life di piccoli oggetti quali fedi o particolari floreali.
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dati di scatto: Canon EF 15 f/2.8 Fish-Eye a f/11, 1/80, ISO 800 |
Il fotogiornalismo, invece, è scarsamente propenso a ritrarre soggetti
che non fanno nulla. Vuole infatti descrivere una situazione, nel
nostro caso il matrimonio, attraverso una serie di immagini che lo
caratterizzano fortemente, o esplicitano un lato del carattere degli
sposi o degli invitati. Qualche foto esagerata o fuori dagli schemi, se
utile a rafforzare il messaggio che vogliamo comunicare, è sicuramente
concessa. E non basta dire soltanto "fotografia non in posa" per
essere fotogiornalisti di matrimonio perchè bisogna prima di tutto avere
bene in mente che tipo di immagine si vuole realizzare per comunicare
qualcosa e successivamente impaginarla (e a volte corredarla di musiche
e testo) in maniera adeguata. Bisogna cioè sempre pensare di dover
raccontare una storia attraverso un numero limitato di immagini
pubblicate sulle pagine di un giornale o (nel nostro caso) di un libro
fotografico che sarà letto da chiunque.
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dati di scatto: Canon EF 70-200 f/2.8 L IS a f/3.5, 1/80, ISO 2500 |
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