Wednesday, May 15, 2013

Canon EF 24-105 L IS Vs Canon EF 24-70 L

di Gianfranco Catullo

Nella sconfinata selva di obiettivi presenti sul mercato, ce ne sono alcuni destinati ad un solo e particolare genere di ripresa ed altri, meno specialistici, in grado di soddisfare le più disparate esigenze di qualsiasi fotografo generalista. Prendiamo ad esempio il 24 mm. Ottica grandangolare, solitamente di grande luminosità, indispensabile per la fotografia di paesaggio e le riprese architettoniche, è sicuramente poco adatta al ritratto per via dell’elevato angolo di campo e per la fisiologica distorsione che irrimediabilmente introduce sui volti dei soggetti. Viceversa, il 100 mm è specifico per il ritratto e se di tipo “macro”, ben si presta ad eseguire scatti ravvicinati con rapporto
di ingrandimento 1:1.



Le ottiche intermedie, quelle definite “normali” o “ standard”, cioè nell’intorno dei 50 mm, si prestano meglio di altre alla fotografia generica, seppure con qualche ovvia limitazione. Le prime reflex di piccolo formato a pellicola venivano corredate dell’immancabile 50 mm 1.8 (1.4 per i più fortunati) con cui si poteva fotografare un po’ di tutto.

Più raramente la dotazionestandard includeva il 35 mm,  largamente impiegato invece nelle compatte automatiche prive di zoom. Evidentemente, un’ottica moderatamente grandangolare è la più adatta per fotografare panorami o gruppi di persone, casomai in vacanza.

Successivamente, per migliorare il parametro della versatilità, si sono visti i primi obiettivi a focale variabile detti più semplicemente “zoom”. Mi riferisco in particolare al 35-70, poi migliorato (come estensione focale, intendo) dai vari 28-80 e simili.

Ricordo come anch’io, alla fidata e tutt’ora funzionante Canon Eos 5 abbinai un plasticosissimo, poco luminoso ma sempre ben funzionante Canon EF 28-80 3.5/5.6 con motore ad ultrasuoni. Con un obiettivo del genere montato sulla reflex, ci si trova ad avere un range tipico di ottiche che vanno dal grandangolare al medio tele, riuscendo a spaziare così dalla fotografia di paesaggio al ritratto. Una bella comodità, senza dubbio. Bisognava fare i conti però con la luminosità massima, intorno a 3.5-5.6, invero piuttosto bassa e limitante per alcuni generi di ripresa in luce ambiente. L’alternativa più performante era costituita dal Canon EF 28-70 f 2.8 L sostituito nel 2002 dal Canon EF 24-70 f2.8 L. Quest’ultimo costituisce tutt’ora lo standard per i fotogiornalisti di tutto il mondo, essendo considerato da molti, me compreso, un apprezzatissimo obiettivo “tuttofare”. Ma il bello è venuto circa tre anni più tardi grazie all’uscita del Canon EF 24-105 f4 IS L.

Con l’introduzione di quest’ottica serie “Luxury”, il range focale è stato discretamente ampliato, andando  a lambire la zona tele, e la luminosità massima non proprio esaltante di f4 è stata ben compensata dallo stabilizzatore d’immagine. Il dilemma che in molti si pongono è quindi capire se il 24-105 riesca a sostituire il 24-70, o più semplicemente quali differenze ci siano tra i due. Diciamo subito che l’intento di Canon era quello di immettere sul mercato un’ottica completa ma non troppo impegnativa destinata ad amatori evoluti e professionisti che prediligono soluzioni all-in-one di ingombro ragionevole. Anche il prezzo medio di quest’ottica non è esagerato essendo un po’ più basso di quello del suo fratello maggiore.



Ma andiamo ad analizzarle più in dettaglio. Il 24-70 è robusto (anche se non indistruttibile, come spiegherò alla fine dell’articolo), indiscutibilmente pesante e ingombrante. Si nota un largo uso di plastiche di ottima qualità e ampie superfici gommate, come pure di guarnizioni antipolvere e a prova di umidità. Molto simile la costruzione del 24-105, che è però più compatto, leggero ma ugualmente robusto e tropicalizzato. Sempre ai massimi livelli la fluidità delle ghiere di entrambi. Al variare della focale le due ottiche si estendono vistosamente ma, curiosamente, in maniera inversa: il 24-70 raggiunge la sua massima estensione a 24 mm, il 24-105 a 105. Ciò ha comportato un diverso disegno del paraluce, di inferiori dimensioni per l’ottica più recente. La velocità dell’autofocus invece mi sembra differente. Quella del 24-105 è a mio avviso leggermente superiore. Intendiamoci, non una differenza dal giorno alla notte, ma in qualche caso, soprattutto alle focale maggiori, può essere notata. Alla prova sul campo, inutile dirlo, si sono comportati entrambi molto bene.



Il 24-105 a tutte le focali e diaframmi è molto nitido al centro ma meno ai bordi, che però vedono un netto miglioramento da f5.6 in poi. Il 24-70 invece ha prestazioni più uniformi, mostrando anche a f2.8 ha una nitidezza più che buona al centro e soddisfacente ai bordi; da f4 in poi ha un centro paragonabile a quello del 24-105 ma lo supera leggermente ai bordi che rimangono sempre ben utilizzabili a tutti i diaframmi. La distorsione invece, è sicuramente peggiore sul 24-105, soprattutto alla focale minima, come pure maggiormente marcata risulta la vignettatura che a f4 è paragonabile a quella del 24-70 a f2.8. Come ho potuto constatare, quindi,  la nitidezza è generalmente molto buona al centro per entrambi gli obiettivi. Ai bordi il discorso cambia, infatti il 24-70 riesce a dare qualcosa in più perfino a tutta apertura riuscendo a superare, anche se di poco, il 24-105 ai diaframmi intermedi.
Il 24-70 è inoltre migliore come distorsione (perfino se confrontato con un’ottica fissa di uguale focale) e vignettatura, contenuta nei limiti fisiologici di un obiettivo zoom ultra-luminoso.  La resistenza al flare è invece paragonabile, forse impercettibilmente migliore sul 24-70 che si colloca su livelli buoni in assoluto per un’ottica di tipo zoom. Ricordo come i primi esemplari di 24-105, in condizioni limite, ne soffrissero particolarmente e solo un richiamo in assistenza riusciva ad eliminare il problema. Sullo stabilizzatore d’immagine non c’è molto da dire, se non che mantiene in pieno quello che promette, cioè i tre stop di vantaggio, riuscendo così ad avvicinare e a volte superare il 24-70 a tutta apertura per le foto con scarsa luce ambiente a soggetti statici.

Riassumendo, queste due ottiche sono sostanzialmente diverse ma ugualmente performanti. Il 24-70 ha il vantaggio di una pregevole resa ottica a tutte le focali e a tutti i diaframmi e di una luminosità di f2.8 utile per il congelamento dell’azione. Il 24-105, dal canto suo, oltre ad essere molto buono otticamente ha una focale massima leggermente più lunga, lo stabilizzatore e un ingombro e peso minori. Quali consigli dare?
Dal reportage all’architettura passando per il ritratto, il 24-70 si muove sempre con grande disinvoltura avvicinandosi alle prestazioni delle migliori ottiche fisse. Grazie al diaframma minimo di f2.8, riesco ad usarlo con soddisfazione anche in chiesa senza flash o in teatro. Avendo inoltre una distanza minima di messa a fuoco di soli 38 cm e un rapporto di ingrandimento di 1:3, l’ho perfino impiegato nello still-life, spesso in abbinamento a tubi di prolunga senza notare particolari decadimenti di qualità.  Ne consiglio l’acquisto, tuttavia, soltanto ai fotografi dotati di buon polso e che riescano a sopportare per molte ore consecutive un peso non proprio trascurabile.
Il 24-105 è perfetto per il reportage d’azione, in particolare dove non è possibile avvicinarsi troppo al soggetto e i suoi 35 mm in più possono tornare utili. Anche la fotografia di paesaggio può essere una valida scelta, un po’ meno però la fotografia architettonica per via della distorsione non proprio ridotta alla minima focale. Sul fronte macro quest’obiettivo garantisce una distanza minima di messa a fuoco di 45 cm con un rapporto di ingrandimento di 1:4, caratteristiche che ne fanno un buon compagno di lavoro anche per lo still-life di prodotto, soprattutto in abbinamento ad un tubo di prolunga. Il 24-105 è ideale come compagno di viaggio, dove la sua qualità d’immagine, associata all’estrema compattezza e allo stabilizzatore ottico, fanno rapidamente dimenticare borsoni pieni zeppi di obiettivi, flash e cavalletti. Il prezzo di listino è infine molto invitante.

Una nota sull’utilizzo di entrambi è quella di adoperare sempre il paraluce in dotazione, onde evitare urti accidentali sulla parte di ottica che sporge durante la zoomata, pena il danneggiamento delle boccole interne con conseguenti problemi al sistema di messa a fuoco. Questa accortezza è consigliata soprattutto per i possessori del 24-70.
Nonostante abbia condotto il test in abbinamento ad una Canon Eos 5d Mark II, posso affermare che anche sulle Aps-C le prestazioni, in linea di massima, non decadono, anzi migliorano sotto alcuni aspetti come vignettatura e distorsione. Unica sostanziale ed ovvia differenza è l’aumento di lunghezza focale che sacrifica l’angolo di campo massimo.
Siamo giunti alla resa dei conti. Nonostante continui a preferire il diaframma f2.8 e la minore distorsione del 24-70, ogni volta che adopero il 24-105 non smetto mai di apprezzarne le qualità, prime fra tutte la trasportabilità e i 35 mm in più nella modalità tele. Se siete infaticabili viaggiatori e amate muovervi con poco bagaglio, il 24-105 è la scelta che fa per voi, per tutte le altre situazioni in cui è utile maggiore luminosità per fotografare soggetti in movimento e con poca luce, dirigetevi pure sul 24-70. In ogni caso si tratta di due ottiche in grado di svolgere al meglio e con prestazioni sicuramente professionali  un’infinità di ruoli. Un sicuro investimento per costituire la base di un ottimo corredo fotografico.

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