di Gianfranco Catullo
Nella sconfinata selva di obiettivi presenti sul mercato, ce ne sono alcuni destinati ad un solo e particolare genere di ripresa ed altri, meno specialistici, in grado di soddisfare le più disparate esigenze di qualsiasi fotografo generalista. Prendiamo ad esempio il 24 mm. Ottica grandangolare, solitamente di grande luminosità, indispensabile per la fotografia di paesaggio e le riprese architettoniche, è sicuramente poco adatta al ritratto per via dell’elevato angolo di campo e per la fisiologica distorsione che irrimediabilmente introduce sui volti dei soggetti. Viceversa, il 100 mm è specifico per il ritratto e se di tipo “macro”, ben si presta ad eseguire scatti ravvicinati con rapporto
di ingrandimento 1:1.
Nella sconfinata selva di obiettivi presenti sul mercato, ce ne sono alcuni destinati ad un solo e particolare genere di ripresa ed altri, meno specialistici, in grado di soddisfare le più disparate esigenze di qualsiasi fotografo generalista. Prendiamo ad esempio il 24 mm. Ottica grandangolare, solitamente di grande luminosità, indispensabile per la fotografia di paesaggio e le riprese architettoniche, è sicuramente poco adatta al ritratto per via dell’elevato angolo di campo e per la fisiologica distorsione che irrimediabilmente introduce sui volti dei soggetti. Viceversa, il 100 mm è specifico per il ritratto e se di tipo “macro”, ben si presta ad eseguire scatti ravvicinati con rapporto
di ingrandimento 1:1.
Le ottiche intermedie, quelle definite “normali” o “
standard”, cioè nell’intorno dei 50 mm, si prestano meglio di altre alla
fotografia generica, seppure con qualche ovvia limitazione. Le prime
reflex di piccolo formato a pellicola venivano corredate
dell’immancabile 50 mm 1.8 (1.4 per i più fortunati) con cui si poteva
fotografare un po’ di tutto.
Più raramente la dotazionestandard includeva il 35 mm, largamente impiegato invece nelle compatte automatiche prive di zoom. Evidentemente, un’ottica moderatamente grandangolare è la più adatta per fotografare panorami o gruppi di persone, casomai in vacanza.
Successivamente, per migliorare il parametro della versatilità, si sono visti i primi obiettivi a focale variabile detti più semplicemente “zoom”. Mi riferisco in particolare al 35-70, poi migliorato (come estensione focale, intendo) dai vari 28-80 e simili.
Più raramente la dotazionestandard includeva il 35 mm, largamente impiegato invece nelle compatte automatiche prive di zoom. Evidentemente, un’ottica moderatamente grandangolare è la più adatta per fotografare panorami o gruppi di persone, casomai in vacanza.
Successivamente, per migliorare il parametro della versatilità, si sono visti i primi obiettivi a focale variabile detti più semplicemente “zoom”. Mi riferisco in particolare al 35-70, poi migliorato (come estensione focale, intendo) dai vari 28-80 e simili.
Ricordo come anch’io, alla fidata e tutt’ora funzionante Canon Eos 5
abbinai un plasticosissimo, poco luminoso ma sempre ben funzionante
Canon EF 28-80 3.5/5.6 con motore ad ultrasuoni. Con un obiettivo del
genere montato sulla reflex, ci si trova ad avere un range tipico di
ottiche che vanno dal grandangolare al medio tele, riuscendo a spaziare
così dalla fotografia di paesaggio al ritratto. Una bella comodità,
senza dubbio. Bisognava fare i conti però con la luminosità massima,
intorno a 3.5-5.6, invero piuttosto bassa e limitante per alcuni generi
di ripresa in luce ambiente. L’alternativa più performante era
costituita dal Canon EF 28-70 f 2.8 L sostituito nel 2002 dal Canon EF
24-70 f2.8 L. Quest’ultimo costituisce tutt’ora lo standard per i
fotogiornalisti di tutto il mondo, essendo considerato da molti, me
compreso, un apprezzatissimo obiettivo “tuttofare”. Ma il bello è
venuto circa tre anni più tardi grazie all’uscita del Canon EF 24-105
f4 IS L.
Con l’introduzione di quest’ottica serie “Luxury”, il range focale è
stato discretamente ampliato, andando a lambire la zona tele, e la
luminosità massima non proprio esaltante di f4 è stata ben compensata
dallo stabilizzatore d’immagine. Il dilemma che in molti si pongono è
quindi capire se il 24-105 riesca a sostituire il 24-70, o più
semplicemente quali differenze ci siano tra i due. Diciamo subito che
l’intento di Canon era quello di immettere sul mercato un’ottica
completa ma non troppo impegnativa destinata ad amatori evoluti e
professionisti che prediligono soluzioni all-in-one di ingombro
ragionevole. Anche il prezzo medio di quest’ottica non è esagerato
essendo un po’ più basso di quello del suo fratello maggiore.
Ma andiamo ad analizzarle più in dettaglio. Il 24-70 è
robusto (anche se non indistruttibile, come spiegherò alla fine
dell’articolo), indiscutibilmente pesante e ingombrante. Si nota un
largo uso di plastiche di ottima qualità e ampie superfici gommate,
come pure di guarnizioni antipolvere e a prova di umidità. Molto simile
la costruzione del 24-105, che è però più compatto, leggero ma
ugualmente robusto e tropicalizzato. Sempre ai massimi livelli la
fluidità delle ghiere di entrambi. Al variare della focale le due
ottiche si estendono vistosamente ma, curiosamente, in maniera inversa:
il 24-70 raggiunge la sua massima estensione a 24 mm, il 24-105 a 105.
Ciò ha comportato un diverso disegno del paraluce, di inferiori
dimensioni per l’ottica più recente. La velocità dell’autofocus invece
mi sembra differente. Quella del 24-105 è a mio avviso leggermente
superiore. Intendiamoci, non una differenza dal giorno alla notte, ma
in qualche caso, soprattutto alle focale maggiori, può essere notata.
Alla prova sul campo, inutile dirlo, si sono comportati entrambi molto
bene.
Il 24-105 a tutte le focali e diaframmi è molto nitido al
centro ma meno ai bordi, che però vedono un netto miglioramento da f5.6
in poi. Il 24-70 invece ha prestazioni più uniformi, mostrando anche a
f2.8 ha una nitidezza più che buona al centro e soddisfacente ai bordi;
da f4 in poi ha un centro paragonabile a quello del 24-105 ma lo supera
leggermente ai bordi che rimangono sempre ben utilizzabili a tutti i
diaframmi. La distorsione invece, è sicuramente peggiore sul 24-105,
soprattutto alla focale minima, come pure maggiormente marcata risulta
la vignettatura che a f4 è paragonabile a quella del 24-70 a f2.8. Come
ho potuto constatare, quindi, la nitidezza è generalmente molto buona
al centro per entrambi gli obiettivi. Ai bordi il discorso cambia,
infatti il 24-70 riesce a dare qualcosa in più perfino a tutta apertura
riuscendo a superare, anche se di poco, il 24-105 ai diaframmi
intermedi.
Il 24-70 è inoltre migliore come distorsione (perfino se
confrontato con un’ottica fissa di uguale focale) e vignettatura,
contenuta nei limiti fisiologici di un obiettivo zoom ultra-luminoso.
La resistenza al flare è invece paragonabile, forse impercettibilmente
migliore sul 24-70 che si colloca su livelli buoni in assoluto per
un’ottica di tipo zoom. Ricordo come i primi esemplari di 24-105, in
condizioni limite, ne soffrissero particolarmente e solo un richiamo in
assistenza riusciva ad eliminare il problema. Sullo stabilizzatore
d’immagine non c’è molto da dire, se non che mantiene in pieno quello
che promette, cioè i tre stop di vantaggio, riuscendo così ad
avvicinare e a volte superare il 24-70 a tutta apertura per le foto con
scarsa luce ambiente a soggetti statici.
Riassumendo, queste due ottiche sono sostanzialmente diverse ma
ugualmente performanti. Il 24-70 ha il vantaggio di una pregevole resa
ottica a tutte le focali e a tutti i diaframmi e di una luminosità di
f2.8 utile per il congelamento dell’azione. Il 24-105, dal canto suo,
oltre ad essere molto buono otticamente ha una focale massima
leggermente più lunga, lo stabilizzatore e un ingombro e peso minori.
Quali consigli dare?
Dal reportage all’architettura passando per il ritratto, il
24-70 si muove sempre con grande disinvoltura avvicinandosi alle
prestazioni delle migliori ottiche fisse. Grazie al diaframma minimo di
f2.8, riesco ad usarlo con soddisfazione anche in chiesa senza flash o
in teatro. Avendo inoltre una distanza minima di messa a fuoco di soli
38 cm e un rapporto di ingrandimento di 1:3, l’ho perfino impiegato
nello still-life, spesso in abbinamento a tubi di prolunga senza notare
particolari decadimenti di qualità. Ne consiglio l’acquisto,
tuttavia, soltanto ai fotografi dotati di buon polso e che riescano a
sopportare per molte ore consecutive un peso non proprio trascurabile.
Il 24-105 è perfetto per il reportage d’azione, in particolare dove
non è possibile avvicinarsi troppo al soggetto e i suoi 35 mm in più
possono tornare utili. Anche la fotografia di paesaggio può essere una
valida scelta, un po’ meno però la fotografia architettonica per via
della distorsione non proprio ridotta alla minima focale. Sul fronte
macro quest’obiettivo garantisce una distanza minima di messa a fuoco
di 45 cm con un rapporto di ingrandimento di 1:4, caratteristiche che
ne fanno un buon compagno di lavoro anche per lo still-life di
prodotto, soprattutto in abbinamento ad un tubo di prolunga. Il 24-105 è
ideale come compagno di viaggio, dove la sua qualità d’immagine,
associata all’estrema compattezza e allo stabilizzatore ottico, fanno
rapidamente dimenticare borsoni pieni zeppi di obiettivi, flash e
cavalletti. Il prezzo di listino è infine molto invitante.
Una nota sull’utilizzo di entrambi è quella di adoperare sempre il
paraluce in dotazione, onde evitare urti accidentali sulla parte di
ottica che sporge durante la zoomata, pena il danneggiamento delle
boccole interne con conseguenti problemi al sistema di messa a fuoco.
Questa accortezza è consigliata soprattutto per i possessori del 24-70.
Nonostante abbia condotto il test in abbinamento ad una Canon
Eos 5d Mark II, posso affermare che anche sulle Aps-C le prestazioni,
in linea di massima, non decadono, anzi migliorano sotto alcuni aspetti
come vignettatura e distorsione. Unica sostanziale ed ovvia differenza
è l’aumento di lunghezza focale che sacrifica l’angolo di campo
massimo.
Siamo giunti alla resa dei conti. Nonostante continui a
preferire il diaframma f2.8 e la minore distorsione del 24-70, ogni
volta che adopero il 24-105 non smetto mai di apprezzarne le qualità,
prime fra tutte la trasportabilità e i 35 mm in più nella modalità
tele. Se siete infaticabili viaggiatori e amate muovervi con poco
bagaglio, il 24-105 è la scelta che fa per voi, per tutte le altre
situazioni in cui è utile maggiore luminosità per fotografare soggetti
in movimento e con poca luce, dirigetevi pure sul 24-70. In ogni caso
si tratta di due ottiche in grado di svolgere al meglio e con
prestazioni sicuramente professionali un’infinità di ruoli. Un sicuro
investimento per costituire la base di un ottimo corredo fotografico.
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