Thursday, May 16, 2013

Le foto di Gianfranco Catullo. Obiettivo: momenti felici. A cura di Giuliana Parabiago, direttrice di Vogue Sposa

Raccontare storie: è questa la missione di Gianfranco Catullo. Fotografo di scena, ha accumulato esperienza in teatro e nel mondo della musica, per poi dedicarsi - per scelta - alla cerimonia più antica e più universale: il matrimonio, con l' inseparabile socio Andrea Gherardi.

Cogliere momenti, relazioni, senza mettere in posa. Percepire le emozioni, le situazioni, senza crearle artificiosamente.
Questo è il segreto di Gianfranco Catullo. Per farlo usa tutto se stesso, la sua esperienza tecnica, ma soprattutto il suo fiuto, il suo istinto e la sua capacità di essere empatico, di entrare nelle situazioni per poi raccontarle fotograficamente.
Gli scatti generati sono densi di pathos, ad alta carica sentimentale, in cui si percepisce lautenticità della visione. Ci sono i momenti topici, i passaggi solenni, ma anche tante piccole storie nella storia.

Punti di vista

L'importante è guardare come se stessimo assistendo a un concerto: si devono mettere in risalto i solisti, ma anche laspetto corale. Da osservatore esterno ho una carta in più, sono libero di girare, di scoprire, di enfatizzare e di cogliere. La sfida è quella dell'imprevisto: bisogna agire con qualsiasi tempo, con qualsiasi luce, catturando le sfumature più morbide, più dolci (non uso quasi mai il flash perché indurisce i visi e rende astratte le situazioni), bisogna essere elastici, veloci, disposti a guardare e ad ascoltare. Anche il punto di vista è un aspetto importante e spesso mi capita di invertirlo: ritraggo le spalle della scena e, interpretando i volti e le aspettative degli invitati, mi posiziono di fronte a loro, guardando con gli occhi degli sposi.

Dalla cerimonia all'album

Gli stessi sposi, talvolta, quando guardano lalbum ne restano stupiti, scoprendo dettagli, particolari, situazioni che non avevano avuto modo di osservare o di vivere nellintensità dellagiornata. Fotografo loro, i veri protagonisti, riuscendo a coglierne anche lo scambiodi uno sguardo complice, furtivo. E poi gli invitati, a loro volta partecipi ed emozionati, e ancora gli spazi prima di essere abitati, perfetti nella loro estetica e poi densi di allegra umanità.

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